Gorgona, le saline e la terra del vino

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Gorgona, le saline e la terra del vino

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai con NaturAvventura

ne la diritta via de la salina

 

Che da Volterra e le su’ possenti mura

seguendo la dismessa ferrovia

discende da lo colle a la pianura

 

E ci conduce al loco di maestria

che da li sotterranei giacimenti

sì bianco sorte a guisa di magia

 

Com’ebbi a dir in altri accadimenti:

“Ahi come sa di sal lo pane altrui!”

or so che la cagione è in tali ambienti

 

Di fervida operosità di cui

fulgido emblema lo Padiglione Nervi

che par ti abbagli dopo secoli bui

 

Se ignoto è ‘l fato e ciò che ti riservi

se pioggia o sol intra le nubi sbuca

se con il guardo l’orizzonte osservi

 

E speri che assai tosto ti conduca

l’autiere de la ditta Calistrone

a lauta cena al noto Ostel Gran Duca

 

Novel Virgilio menò la processione

colui che contò ‘l bollo de’ motori

ne la Tudernum del sommo Iacopone

 

Che par sì colto che niuna cosa ignori

ma quando assiede a lo desco apparecchiato

sia cotta o cruda d’un fiato la divori

 

Degno sodal che ognor l’ha accompagnato

chi tiene focolare a San Ioanni

ei pur lo bollo ha sempre computato

 

Per mesi, quadrimestri, etiam per anni

pel tristo gabellier nomato ACI

inviso più di Goti et Alamanni

 

A sovraintender con motti assai efficaci

provvide all’opra colei ch’è gran Madama

che de le rime propose le più audaci

 

Del gran poeta, Nobel di chiara fama

che a Bolgheri rimembra i su’ cipressi

la nonna e la figliuola quivi chiama

 

Ma or viandanti impazzan lì ne’ pressi

per olii, carni et vini sì pregiati

ne le botteghe cari como ossessi

 

Poscia de li sepolcri visitati

ne’ boschi de la schiatta Gherardesca

giungemmo a Castagneto assai affamati

Tra i pellegrin v’è anco chi riesca

assiso solitario a la locanda

a manducar li pici con ventresca

 

E ‘n lo meriggio ne l’affollata landa

di Rimigliano concederse buon bagno

e rivestirse di splendida mutanda

 

Concluso fu lo dì con gaudio magno

e gran convivio a l’ittico mercato

sì che niuno osò proferir lagno

 

Or l’indoman che non avea albeggiato

ben desti i pellegrini scalpitanti

ma il cielo apparve già rannuvolato

 

Ahi clima, vituperio dei gitanti

del bel paese là ove si escursiona

se col maltempo non salpan li natanti

 

Muovasi la Capraia e la Gorgona

e giungano a Livorno in su la foce

poi che lo traghettante non funziona

 

Se in vece, fatto ‘l segno de la croce

lo mar consente la navigatione

rendiamo gratiae a Dio sin’a aver voce

 

Così sbarcammo a la destinatione

de la collana perla sì pretiosa

celata assai perché tuttor prigione

 

Che visitammo con cura minutiosa

assieme ad Angiolo, custode nostro esperto

d’ogni dimanda, perfin la più curiosa

 

Com’ anime erranti in lo deserto

sanza apparecchi né dispositivi

l’intiero dì vagammo in loco aperto

 

Scoscese rupi, morbidi declivi

dolci vigneti, aerei panorami

finché Caronte sospinse anco i tardivi

 

In su la costa, incerti e un poco grami

per nostra sorte del viaggio di ritorno

ché ‘l omnibus fu sordo a li richiami

 

Lunga l’attesa nel declinar del giorno

tra ambasce, preci e lai: “E ‘n c’è nduelle!”

temendose ‘l pernotto lì a Livorno

 

Finché como Madonna intra le ancelle

comparve ‘l carro fra grida di tripudio

e  infin salimmo a riveder le stelle

 

4 giugno 2023

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